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MICROCOSMI - Francobolli di stati d’animo, 1997

ETICA DEL LAVORO ED ETICA DELL’ OGGETTO: esempi di cooperative di produzione e distribuzione nel mondo. Un terreno di applicazione del design.

 

Lettera ad Antonia Cogliandro e Nadia Rocchino coordinatrici dell’evento Microcosmi / Reggio Calabria

 

Carissime

per il momento il mio contributo alla vostra iniziativa Microcosmi é questa lettera, chissà che, evolvendosi le cose, non possiamo trovare altri modi di lavorare insieme.

 

Non ho mai mitizzato gli oggetti, nè il design, nè i designers; ho sempre, piuttosto, riservato la mia attenzione a quelle esperienze che cercano di armonizzare risorse, saperi, intuizioni e voglia di vivere.

 

Credo che sempre più persone amino contornarsi di cose “proprie” e che il sogno nel cassetto di tanta gente è fare parte del processo creativo: costruirsi una casa di legno, oppure semplicemente una panca, o decorare il muro di casa, o dipingere un paesaggio.

 

Non credo più alle grandi deleghe ideologiche nè in politica, nè nella cultura, nè in arte.

 

Il design industriale segue inevitabilmente i destini dell’industria; il mito del design come vettore di umanizzazione dell’industria ci ha lasciato le penne.

La grande industria fa a meno del lavoro degli esseri umani e li deposita nelle periferie a covare (ribellioni? uova d’oro? suicidi? mutazioni?).

 

Cosa ho da proporre nell’ambito di una iniziativa che del progetto e dell’oggetto fa il suo centro?

Ciò che mi interessa sottoporre all’attenzione è il rapporto fra processo e prodotto. Ovvero: se una cosa é “bella, giusta, vibrante e intelligente”.., ma è fatta da un bambino che lavora diciotto ore al giorno per due rupie e una banana, allora la cosa non mi piace più (e chi oserebbe ancora chiamarla intelligente?).

 

Mi rivolgo a chi, consumatore, è sollecitato a scegliere fra prodotti all’apparenza analoghi e a chi, designer, è chiamato con la sua capacità interpretativa e progettuale a fare da intermediario fra processo e prodotto.

 

Credo che difendere l’etica del lavoro (processo) e , dunque, l’etica dell’oggetto (prodotto) sia un’azione indispensabile.

 

Chiamo questo modo di fare, progetto etico.

 

Mi piacerebbe che insieme a questa mia lettera fossero a disposizione per il pubblico della mostra i documenti che vi allego: l’articolo tratto dalla “Stampa” sul giovane Iqbal, ucciso a 12 anni per avere denunciato gli orrori del lavoro infantile in Pakistan e l’inchiesta di Marie Claire, edizione francese, dicembre 1996, sulla condizione delle donne asiatiche che lavorano in stato di schiavitù per fabbricare quei vestiti e quegli oggetti che troviamo in abbondanza sui nostri mercati a prezzi decisamente competitivi. Fra i molti esempi forniti, quello dei tessuti prodotti in Cina nella provincia di Guangdong, venduti per la maggioranza a grossi clienti stranieri, prodotti da donne che lavorano sette giorni su sette, per un totale di più di 74 ore di lavoro settimanale, che vivono separate dalla loro famigiia, che dormono in camerate da quindici letti, raggruppate per differenza di linguaggio e di provenienza in modo che non possano comunicare fra di loro.

(Ma, ATTENZIONE, casi di sfruttamento minorile sono stati denunciati nel sud Italia così come nelle periferie di grandi città europee sono state scoperte organizzazioni mafiose che facevano lavorare per quindici ore al giorno in condizioni malsane giovani donne asiatiche importate clandestinamente).

 

Cosa fare?

In Francia esiste dal 1974 una organizzazione, les Artisans du Monde (nata anche

questa dall’Abbé Pierre, straordinaria figura di religioso che ha saputo coniugare

nelle sue iniziative umanitarie il realismo economico con la solidarietà) che, denunciando situazioni di sfruttamento, ha esercitato pressione sui grandi gruppi multinazionali che esportano la più parte delle loro lavorazioni nei paesi asiatici,  affinché controllino e regolamentino nel migliore dei modi condizioni di lavoro e salari. Attualmente uno dei grandi imputati è la Nike (calzature sportive) che nel 1997 ha finalmente avviato un servizio di controllo sulle trecento unità di produzione che lavorano in appalto per l’azienda in trenta diversi paesi, al fine di migliorare le condizioni di sicurezza, le libertà sindacali, le retribuzioni dei lavoratori.

Insieme ad altre organizzazioni di solidarietà, organizzazioni di consumatori e sindacati, Artisans du Monde ha lanciato una campagna “De l’ethique sur l’etiquette” per donare al consumatore informazioni sull’etica del prodotto e del processo.

Un’altra attività della stessa Associazione francese è la commercializzazione di prodotti provenienti da vari paesi del “Sud del Mondo” ; in Italia esiste una organizzazione analoga che si chiama “CTM -  per un commercio equo e solidale” che importa e diffonde prodotti alimentari e manufatti artigianali e artistici dell’emisfero Sud del Mondo con l’obbiettivo di assicurare ad artigiani e contadini il giusto prezzo per i loro prodotti. CTM opera unicamente con gruppi di piccoli produttori svantaggati ed emarginati economicamente e socialmente ma impegnati nella gestione comunitaria dei loro progetti. L’impegno di CTM non si esaurisce con l’acquisto dei prodotti ma si svolge anche e soprattutto nel campo del:

 

perfezionamento qualitativo dei prodotti,

nello sviluppo di nuovi prodotti,

nella consulenza sul piano del design.

 

L’artigianato e i prodotti alimentari importati da CTM provengono da 33 paesi dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia, da più di 100 gruppi di produttori che coinvolgono più di 40.000 persone e costituiscono una concreta realtà organizzativa e un’alternativa allo sfruttamento per decine di migliaia di produttori del Sud del Mondo.

I manufatti sono frutto delle lavorazioni tradizionali e fabbricati con materie prime rinnovabili.

I prodotti alimentari non devono incidere sulla produzione di derrate agricole primarie destinate all’autoconsumo.

La distribuzione dei prodotti del commercio equo e solidale avviene in Italia attraverso la rete delle botteghe del Mondo , anch’esse associazioni e cooperative senza scopo di lucro.

Sono andata a visitare qualcuno dei negozi (che sono anche centri di diffusione e

comunicazione) e mi sono ritrovata a pensare che non sempre la qualità degli oggetti è all’altezza della qualità del progetto e delle intenzioni.

 

C’è ancora tanto da fare; a me pare un campo di intervento infinitamente ricco di potenzialità e di stimoli.

 

Per chi vuole approfondire il tema:

Artisans du Monde, Paris (France) : tel 01. 42 43 16 57

 

CTM, sede legale: Via Macello 18 39100 Bolzano Italia

tel 0471. 975333

fax 0471. 977599

 

Esiste un’altra grande cooperative di importazione:

Coop. “Commercio Alternativo”: via Darsena 176 44100 Ferrara tel 0532. 77 20 09

 

e alcune cooperative più piccole:

“Equo mercato” : via Brighi 21 Cantù tel. 031. 70 68 57

fax 031. 71 1912

 

“CEAM” Centro e attività missionaria: Via Mosè Bianchi 94 Milano tel. 02.48009191

 

“RAM” Robe dell’altro mondo: via del Parco 14, Recco (Ge)

tel 0185. 72 00 12

 

Non è detto che le cooperative sopracitate siano lì ad aspettare noi, magari occorre cercare altrove...Per fare un esempio, alla radio, qualche tempo fa, è andata in onda una trasmissione durante la quale una donna italiana, nata in Sardegna, che ha messo in piedi un villaggio in Nicaragua per dare alloggio e insegnare un mestiere ai giovani senza casa, faceva appello a chi , munito di tecniche e di fantasia, volesse collaborare con lei per impiantare un atelier e una piccola produzione di oggetti di legno. Questo è un esempio, ma quanti altri    Non è detto comunque che si debba andare in Nicaragua o in Asia!! Niente vieta ai sedentari di adottare analoghi criteri di armonizzazione fra tradizione, innovazione, risorse naturali, produzione e distribuzione, per affrontare realtà più vicine ai rispettivi luoghi di origine.

Basti pensare a quante forme di artigianato sono in via di estinzione per assenza di progetto, di lungimiranza, di forme organizzative innovative e di solidarietà.

 

Concludo questa mia augurando a ciascuno di trovare il suo posto, piccolo o grande che sia 

DONNE
Eva Luna
Ancora 1
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