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IL DIRITTO ALLA BELLEZZA, LA CASETTA DELLE DONNE SENZA DIMORA, dal BOLLETTINO della

CENA DELL ‘AMICIZIA, 2001

 

Come tanti e tante ho conosciuto il progetto del centro notturno femminile dal bollettino della Cena dell’Amicizia; avevo già voglia di avvicinarmi alla Cena perché la sua storia, la tenacia del suo operato e il modo di comunicarle mi avevano attratto.

Per decidermi a farlo ci è voluta la foto dell’edificio destinato a diventare il centro femminile e quel titolo “il cuore e la cazzuola” accompagnato dall’invito a contribuire alla sua realizzazione.

 

Da bambina coltivavo il sogno di essere una di quelle fatine che con la bacchetta magica miracolano luoghi e persone trasformando il brutto in bello e  il buono in cattivo. Da grande continuo a rincorrere l’idea di un mondo giusto e di persone fra loro solidali: dentro questo quadro la bellezza ha un posto di rilievo perché  sono sicura che  fa bene all’anima e perché dovrebbe essere un diritto per tutti (e non lo è). Penso che “bello” non è uno stile o una moda particolari ma ciò che aiuta ciascuno ad armonizzarsi con se stesso e, quindi,  con il suo ambiente.

 

Nella mia vita mi occupo come giornalista di “abitare” e di “design”; dai primi anni ‘90 ho collaborato con Hill, cooperativa sociale dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, a definire dei parametri  progettuali per quei luoghi abitati da persone svantaggiate - che avevamo definito ”Habitat sociale” -  da sempre stranianti, per la maggioranza tristi e , quando va bene, a malapena funzionali.

“ In Italia il dibattito sull’habitat sociale non esiste “ scriveva Franco Rotelli che allora dirigeva le strutture triestine “manca un’attenzione qualsiasi alla qualità dell’abitare che non sia riferita all’individuo come  privato”.

 

Pensando alla “casetta delle donne” voluta dalla Cena ho subito immaginato un luogo confortevole, armonioso;  simile ad una casa e non ad un luogo comunitario, con qualche spazio di intimità e di protezione. Un contesto che induca le donne che vi abiteranno - donne che penso sfinite per quanto hanno sofferto, ma esemplari per il coraggio di riprendersi in mano - a ritrovare la “cura”, che poi è una forma di amore, per  sé, per lo spazio che abitano, per le altre compagne.

 

Questa è stata la motivazione  per andare a  conoscere Ermanno, Giorgio e Adriana alla Cena;  ho proposto loro  di occuparmi dell’arredamento cercando aziende che donassero il necessario. Ho avuto la loro fiducia e ho incominciato a contattare persone di buona volontà . Ad oggi, siamo a settembre, con l’aiuto di due amiche architette, Anna e Maddalena, ho il progetto di arredamento che mi permette di fare le richieste ai singoli fornitori. Un’altra amica, Alessandra, ha già trovato lo sponsor per piastrelle e sanitari. Lo Studio Alam- agenzia di pubbliche relazioni - si occuperà dell’ ufficio stampa. Altri sono mobilitati per procurarci letti, armadi, divani, lampade, lenzuola e magari anche piumini…..

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ETICA ESTETICA
Rubrica Casamica etica estetica
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