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ARTIGIANATO DESIGN AUTOPRODUZIONE
Manifesto dell'autoproduzione

Esperienza e ideologia

L’esperienza si sostituisce alla teorizzazione e, dunque, all’ideologia. Mentre gli anni  Sessanta-Settanta  con l’architettura radicale e gli  anni Ottanta con la postmodernità  facevano di ogni evento un proclama, di ogni protagonista un maestro e di ogni gruppo una scuola, gli autoproduttori  fanno ricerche personali sui fronti più vari, con linguaggi e metodi che non cercano di organizzare e codificare. Più vicini alla loro parte femminile inventano mondi e li abitano senza teorizzarli.

Rete e gruppo

Si incrociano, si riconoscono simili e diversi, trovano sinergie, dialogano, si scambiano informazioni, possono partecipare a comuni iniziative o promuoversi negli stessi spazi ma non formano gruppi; preferiscono la flessibilità e la leggerezza della rete ai rapporti più rigidi, e a volte  gerarchici, dei gruppi.

Autoformazione e ricerca

Anche per chi proviene  da scuole a indirizzo artistico, l’autoformazione è necessaria perché quasi mai a scuola si sono davvero cimentati con attrezzature, laboratori, materiali innovativi, sperimentazione e ricerca. Fuori dalla scuola non esistono  centri e laboratori  che offrano strutture e servizi accessibili. Né il pubblico né il privato hanno investito in ricerca e la generazione degli autoproduttori  ha fatto di necessità virtù e se ne é fatta carico approvvigionandosi di materiali, laboratori, strumenti e competenze.

Processo e prodotto

Ciascun autoproduttore conosce tutte le fasi del processo, dall’idea fino alla commercializzazione del prodotto che realizza. Processo e prodotto stanno nella  stessa persona, il creativo convive con l’operaio, con il ricercatore, con il commesso viaggiatore ma spesso anche con il fotografo e il comunicatore.  Questa condizione rafforza la presa di coscienza sul rapporto che c’è fra  progetto, produzione, lavoratore, ambiente, comunicazione, commercio e  valore e rende più facile trovare soluzioni che armonizzino produzione e consumo, etica ed estetica.

Artigianato e contemporaneità

Gli autoproduttori viaggiano, si informano, si cimentano con il mercato, con la comunicazione, sono sperimentatori, frequentano arte, musica e gli altri linguaggi della contemporaneità. Sanno cosa è il design  e  considerano il progetto una parte essenziale del loro lavoro di ricerca. Non rinnegano materiali tecnologici pur non negando materiali tradizionali. Sono il punto di congiunzione fra artigianato e contemporaneità.

Ispirazione e territorio

Ripensano il genius loci, lo reinterpretano, ma lo accolgono; spesso lavorano materiali del posto reinventando tecniche oppure lavorano materiali innovativi con tecniche tradizionali. Artigianato, arte, design, cultura, tradizioni, partecipazione dal basso si contaminano e si scambiano luoghi e modi creando i presupposti del dialogo e della necessaria trasformazione. Così un autoproduttore può essere un attore del rinnovamento di un territorio proprio per la sua vocazione a unire contemporaneità e tradizione. Locale e globale.

Progetto e manualità

Si discostano soprattutto nei fatti da coloro che, designers o artisti, non fanno uso diretto delle mani e della materia. Pur coltivando il progetto considerano ineliminabile, soprattutto per il piacere che ne ricevono, il lavoro manuale: per sperimentare attrezzi, trovare forme, rapporti, superfici, densità, risultati soddisfacenti.

Quotidianità e creatività

Reinterpretano la vita spesso sapendo quello che non vogliono per trovare poi quello che vogliono.

Cercano dignità al proprio lavoro e non distinguono il fare dall’essere. Stanno attenti a non cadere nel tranello della  produttività; reinterpretano ruoli, hanno a cuore i valori, distinguono fra precarietà e libertà, relativizzano il valore del danaro.

Trasversalità e progetto olistico

Praticano e attraversano territori disciplinari e a volte si soffermano nelle “terre di mezzo”; l’arte e il design, l’architettura, l’artigianato e la ricerca scientifica a volte stanno in un rapporto di contiguità naturale. Si aprono i confini delle specializzazioni, il che li pone nella necessità di approfondire conoscenze diverse e di scoprire (magari) che ogni cosa è parte di un tutto. Una specie di progetto solistico.

Mercato ed economia

Uno dei pochi e migliori risultati di questi anni è la formazione di aree estese di persone che consumano in modo più critico e consapevole. Queste persone sono in grado di apprezzare un prodotto perché fatto in un certo modo, in un certo luogo e con certi criteri. Così l’idea di bello si estende integrando alle qualità della forma quelle del processo. Il successo crescente degli autoproduttori ( ce ne sono anche in agricoltura, nella moda, nella comunicazione, nella musica e nell’edilizia) si deve soprattutto a questo rapporto fra nuovi-produttori e nuovi-consumatori. L’autoproduzione sta diventando una nicchia, piccola ma in espansione, che può dare lavoro e soddisfazione a molti nuovi autoproduttori.

 

Con l’augurio che tutto ciò sia sempre più vero

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